Storia di un sogno chiamato “Municipio della sostenibilità”

Da qui a fine maggio se ne sentiranno tante. Il tempo che separa il XIII Municipio dal rinnovo del suo consiglio municipale sarà il tempo delle grandi promesse, delle parole a vuoto e della cialtroneria.

Eppure c’è chi a questa logica non si arrende. C’è chi pretende di dire cose importanti senza spararla grossa. È il caso di   un gruppo di professionisti competenti e appassionati di sostenibilità, Le Meridiane Engineering Network (www.lemeridiane.net) , in stretta collaborazione con il Green Building Council Italia  (www.gbcitalia.org) , associazione autonoma, apolitica, senza fini di lucro, volta esclusivamente alla promozione della progettazione, costruzione e gestione di interventi edilizi e urbani sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale, economico e della salute.

Nel dicembre del 2010, dunque più di due anni fa, i suddetti promotori, attivi nel chapter (gruppo) romano del GBC consegnarono nelle mani del Presidente del Municipio un documento intitolato “Analisi e prospettive per un Municipio della sostenibilità”. Dentro vi erano una serie di proposte per sfruttare le possibilità offerte dal decentramento territoriale e recuperare in tal modo il territorio alla sostenibilità ambientale. Il progetto riguardava la riqualificazione della fatiscente edilizia costiera, delle sedi e dei fabbricati pubblici, degli immobili e delle produzioni nel settore dell’industria (polo di realizzazione tecnologie e produzione energie da fotovoltaico con specifiche produzioni certificate), del settore terziario (centri commerciali, uffici, alberghi, centri sportivi e stabilimenti balneari) e del tessuto residenziale.  Tutto questo sarebbe dovuto avvenire attraverso il recupero delle acque, l’installazione di impianti solari, eolici e geotermici, il contenimento e l’ottimizzazione energetica, il riciclo dei materiali. Una serie di accorgimenti erano stati dunque concretamente enunciati: con  soluzione tecnologiche e di arredo urbano quali le palme eoliche, le pergole fotovoltaiche dei parcheggi pubblici e di tutti quelli a supporto degli stabilimenti balneari (auto protette dal sole + produzione di energie pulita…) ; dalla solarizzazione del porto e degli stabilimenti balneari (sfruttando le ampie coperture senza un uso di tutti i volumi) alla costruzione del primo parco ad energia fotovoltaica di Roma (semplicemente tramite l’utilizzo di tutte le coperture dei capannoni della zona industriale di Dragona dati in concessione); dal riuso delle aree ex “Prosider” come polo industriale per le produzioni di componenti e materiali ecosostenibili agli interventi sulla mobilità (semplice completamento delle complanari, già visibili, della Colombo dall’altezza semaforo di via di Acilia fino all’incrocio con via di Mezzocamino) , modifica delle barriere in cls nello svincolo via del Mare/GRA (eliminando assurdi incroci di flussi di auto nelle ore di punta), rete di distribuzione di energia per auto elettriche, raddoppio del ponte della Scafa, nuovo ponte di Dragoncello per attraversamento del Tevere, ecc…).

Aspetto ancora più innovativo del piano era il coinvolgimento delle scuole e delle università. L’architetto Pier Paolo Sigismondi e la Professoressa Rossana Monico proposero infatti un progetto didattico complementare chiamato “Accendiamo la luce con il sole”. Si trattava di raccogliere, ordinare e sistemare dati relativi al territorio, di sviluppare senso civico, di aumentare la conoscenza e la coscienza ambientale dei ragazzi.

Bene, che ne è di tutto questo? Il nulla. Il piano, presentato in consiglio municipale e condiviso dai consiglieri e approvato all’unanimità da una specifica commissione cultura convocata ad hoc, è rimasto in sostanza lettera morta.

Nemmeno a dirlo, esiste un problema complessivo di reperimento dei fondi, che nel caso specifico delle suddette proposte veniva ampiamente risolto tramite investitori istituzionali e privati impegnati e disponibili nel settore della produzione di energie da fonti rinnovabili, anche con il diretto supporto di primari istituti di credito in tali investimenti attivi.  Il punto è però che la politica non ha più ambizioni. I consiglieri locali sono spesso entusiasti nel votare provvedimenti volti ad aumentare le cubature edificabili (quindi a rendere progressivamente la vita impossibile ai residenti). Allo stesso tempo sono però incapaci di programmare il futuro, di pensare al progresso, a una vita migliore per tutti, all’uscita dal medioevo energivoro, caotico e intasato in cui viviamo.  Così la possibilità di un’esistenza serena rimane un sogno chiuso in un cassetto.

 

Pier Paolo Sigismondi

www.lemeridiane.net

www.villaggioverderoma.it

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